Questo è il titolo “Antinoo. Un uomo, un dio” dell’ultimo libro del prof Raffaele Mambella che verrà presentato sabato 10 settembre alle ore 17 all’Hotel Patriarchi di Aquileia. Interverrà l’autore; saranno inoltre presenti i rappresentanti del Centro Antinoo. Il volume è pubblicato da GBE / Ginevra Bentivoglio EditoriA
Dalla presentazione del prof. Raffaele Mambella:
Ormai sono trascorsi molti anni da che scrissi il mio primo saggio su Antinoo, a cui seguirono ulteriori lavori tra cui un romanzo, e nel frattempo la mia ricerca si è naturalmente approfondita, sino a cogliere gli aspetti più vari e meno conosciuti di questa, così complessa, tematica storico-artistica. Eppure, ancora oggi, si continuano a ripetere da parte di molti, astoricamente, gli stessi pregiudizi, le stesse contraddizioni, gli stessi errori di approccio metodologico di un tempo, o addirittura si continua a ripetere che dell’intera vicenda o sul personaggio Antinoo poco o nulla sappiamo. Non è vero; e questo mio ulteriore studio, che raccoglie e perfeziona con nuovi argomenti tutti gli altri, intende dimostrarlo. Il lettore potrà così farsi una idea, la più esauriente possibile, sulla problematica, trovando qui tutto quello che altrove risulta difficilmente reperibile o addirittura non presente per nuove conoscenze che in queste anni sono sopravvenute. Questo libro vuole far piena luce sulla vicenda che legò Adriano ad Antinoo, lui, forse il più grande imperatore romano e l’altro, un giovane ragazzo greco di Bitinia di una bellezza indescrivibile. Diciannove secoli ci separano da loro, eppure la loro contemporaneità è così evidente ancora oggi da soggiogare tante persone. Per Antinoo Adriano modificò il nome delle stelle, eresse una città nel deserto nel luogo in cui era morto e invase l’impero di statue e templi in suo onore, divinizzandolo.
Nato in Bitinia il 27 novembre di un anno compreso fra il 110 e il 112, Antinoo divenne ben presto, all’età di soli dodici/tredici anni, il favorito dell’imperatore Adriano, che ne fece il proprio efebo, in linea con le consuetudini omoerotiche del mondo greco alle quali l’imperatore ispirava la propria condotta privata. Adriano amò appassionatamente Antinoo, non meno per le sue doti di carattere che per la sua straordinaria bellezza.
Nell’ottobre del 130, nel corso di un misterioso incidente, il bellissimo efebo morì, gettando l’imperatore nella più cupa disperazione. Di certo la morte di Antinoo segnò per Adriano l’inizio di una profonda crisi esistenziale tanto che, ossessionato dal ricordo del bellissimo giovane, lo fece divinizzare e ne fece riprodurre l’immagine in innumerevoli ritratti e sculture in tutto l’impero romano.