Dopo l’apertura della grande mostra “I FARNESE. Architettura, Arte e Potere”, a cura del suo Direttore Simone Verde, La Nuova Pilotta si racconta con un allestimento inedito di una parte della sua Pinacoteca riscoprendo l’arte fiamminga, quale elemento-chiave del collezionismo farnesiano.
In linea con l’imponente opera di riqualificazione e risistemazione critica degli spazi e degli allestimenti guidata dal suo Direttore Simone Verde, il Complesso Monumentale della Pilotta di Parma ha inaugurato il 5 luglio 2022 il nuovo percorso espositivo dell’Ala Ovest della Galleria Nazionale: oltre 2.000 metri quadri riallestiti e ripensati per garantire una migliore fruizione delle opere custodite e delle relazioni fra queste ultime, a partire da un inedito percorso dedicato alla pittura fiamminga dal 1400 al 1600. La riapertura dell’Ala Nord Ovest della Galleria Nazionale, nella sua veste inedita a partire dalla sezione dei Fiamminghi, insieme con l’organizzazione della grande mostra “I FARNESE. Architettura, Arte, Potere”, in corso presso il Complesso fino al prossimo 31 luglio, costituiscono un ulteriore importante risultato di una lungo e significativo percorso di ripensamento delle collezioni storiche verso la Nuova Pilotta, ad opera del Direttore Simone Verde e improntato su una missione civile ad oggi imprescindibile: rendere i cittadini più consapevoli del proprio passato e della propria identità.
Restituire piena dignità e doveroso rilievo all’arte fiamminga, che riveste un ruolo centrale nella storia dell’arte parmigiana e del collezionismo di corte, è stato uno degli obiettivi-chiave del riallestimento del primo piano dell’Ala nord-ovest della Galleria. I dipinti sono stati eseguiti in prevalenza da artisti che ebbero rapporti con la corte farnesiana o graditi alle famiglie nobiliari del territorio, quale quella dei conti Sanvitale e Dalla Rosa-Prati.
Più di 20 opere di questa nuova sezione, ed altrettante cornici, sono state oggetto di un’accurata campagna di restauri volta a restituire la piena leggibilità e l’alta qualità pittorica di autentici capolavori a lungo custoditi nei depositi e oggi esposti per la prima volta al grande pubblico nonché posti a confronto con l’arte manierista del ducato.
“L’arte fiamminga venne richiamata a Parma per accrescere il prestigio della Corte – afferma il Direttore Simone Verde – contribuendo, così, a sottolineare il ruolo cosmopolita del Ducato nell’ambito dell’Europa moderna. Tali opere, dipinte per essere viste da vicino, diffusero un gusto nuovo nella decorazione degli interni, fatto di preziosismi in cui immagini raffinate e quasi cesellate nella materia venivano disposte sulle pareti fino a riempirle. In tutte le tematiche – prosegue Verde – si evidenzia un modo di osservare la realtà di una cultura nettamente diversa da quella italiana ed emersa con prepotenza grazie all’egemonia spagnola in Europa che ebbe un impatto decisivo sulle produzioni della Penisola e accelerò la nascita del manierismo”.
Fra le opere di questa cospicua sezione, occupa un posto di assoluto rilievo il ritratto di Erasmo da Rotterdam, capolavoro di Hans Holbein – proveniente dalla collezione Sanvitale – secondo una fisionomia e un abbigliamento che costituiscono lo status symbol del magister umanista.
Grazie all’intervento di restauro – eseguito da Open Care – Servizi per l’Arte – il dipinto ha riacquistato lo splendore cromatico originario nonché l’alta definizione dei dettagli del volto e della figura dell’umanista che scelse Holbein come suo ritrattista ufficiale. Grazie all’intervento dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro vengono restituite per la prima volta al pubblico due pregiate tavole di Jan Provost, uno dei più significativi rappresentanti della Scuola di Bruges, raffiguranti San Gerolamo e San Giovanni Battista; si tratta con grande probabilità degli sportelli superiori di un Trittico, di cui non si hanno notizie della parte centrale, databili entro il primo decennio del Cinquecento. Provengono invece dalla collezione Dalla Rosa Prati le sei tele con scene dalla Genesi di Jan Soens, una delle personalità artistiche più note e significative alla corte dei Farnese, in cui la descrizione di una natura lussureggiante è concepita secondo i caratteri del paesaggismo fiammingo. Tra i dipinti fiamminghi di soggetto religioso giunti in Galleria dalla medesima collezione spiccano due dipinti dello stesso autore: la bella Santa Cecilia di Denys Calvaert, pittore originario di Anversa che nel 1562 giunge in Italia e si stabilisce a Bologna e la Deposizione, che entra in Galleria nel 1851 con l’acquisto della collezione Dalla Rosa-Prati promossa dalla duchessa Maria Luigia. La sala comprende anche il ritratto del governatore delle Fiandre Alessandro Farnese eseguito nel 1557 da Anthonis Mor.
Il percorso espositivo prosegue al secondo piano nella sezione “Arte a Parma 1500-1600” che testimonia la presenza di ulteriori personalità e di nuovi influssi, in particolare fiamminghi, dovuti anche alla circolazione di stampe e incisioni provenienti dal nord, in aggiunta alla pittura del primo Cinquecento parmense in cui primeggiano Correggio e Parmigianino. Tra questi emergono, in particolare, Giorgio Gandini del Grano, autore ancora poco noto e dal linguaggio stilistico molto originale, Orazio Samacchini e Giovan Battista Trotti.