E' degno di attenzione sociologica ogni avvenimento dai grandi numeri. Questo significherà pur qualcosa, anche se questa forza dei numeri gratifica e contemporaneamente preoccupa chi c'era e chi non c'era, tanto che sui social si leggono commenti di senso assolutamente opposto - In un precipitato di tweet si mescolano alchimie propositive, dichiarazioni entusiastiche e pozioni avvelenate da iniettare nel web, da appiccicare al popolo manifestante che non vuole bandiere.
Già nell'editoriale su Repubblica dell'11 dicembre 2019 Ezio Mauro scriveva sotto il titolo - "Il Paese sommerso che ritorna a fare politica" - "C'era dunque un altro Paese, dietro l'angolo. Disperso, con la fine delle grandi culture politiche, tramontate dopo aver dato un segno al Novecento. Deluso, per la crisi di una rappresentanza sempre più debole, intermittente e a bassa intensità. Silenzioso, davanti al fragore dei populismi che intasavano di rabbia e rancore ogni spazio pubblico..." Ebbene sembra essersi attivata un'energia da tempo silente, intorno ad un animale simbolo, riaccesa da una piccola scintilla innescata a metà novembre da quattro trentenni di Bologna - Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti.
Dal caos della società liquida baumaniana, con derive dittatoriali ed onde grosse di populismo di pancia, un archetipo ittico antico e di grande potenza simbolica, esercita un notevole fascino di aggregazione ed esprime un desiderio collettivo ineludibile di trasformazione ed emancipazione. Le sardine (i pesci) sono libere e sono tante, le loro qualità sono il numero e la coordinazione per muoversi in gruppo, senza scontrarsi o perdersi, ma sono anche in basso nella catena alimentare, quindi per merito loro e per mezzo del loro sacrificio, gli altri pesci possono vivere.
Sono pesci "poveri", nel senso di non molto costosi, ma ricchi di sostanze benefiche e grassi insaturi, perciò chiamati oro azzurro per essere quel prezioso alimento, minacciato tra l'altro, dal riscaldamento globale. Infine (gli umani) chi non si è sentito mai sardina nelle file negli aeroporti, negli ospedali, nelle autostrade, in città ... considerando invece che tale forzata vicinanza postmoderna, sempre meno confortata dalla solidarietà, ma solo dall'acuirsi del senso di solitudine, soprattutto quando l'invivibilità si fa sentire più feroce; quando il clima solidale si attenua nel momento del bisogno o dello sconforto. Allora quelli che si sentono così hanno deciso di scendere tutti in piazza, scoprendo di essere tanti con lo stesso sentire e pensare, di molte etnie, sesso e di tutte le età, uniti nel montaliano - Codesto solo oggi possiamo dirti / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo -
Non c'è bisogno di ricordare come i flash-mobs siano nati come un modo di comunicare collettivamente denso, di grande impatto sociale, straordinariamente virale attraverso i social, poi divenuti anche smart mobs, termine utilizzato nella teorizzazione del fenomeno per finalità politiche o sociali, nell'opera del sociologo Howard Rheingold nel suo "Smart mobs: the next social revolution".
Adesso questa folla è sorridente e solidale, con l'energia del numero, nel segno del pesce, che ha la semplicità di un antico simbolo di rinascita, di ricchezza e saggezza, recuperato dalle profondità di un mare, anche di folla, che si vorrebbe salvare dal degrado (Lucio Dalla "com'è profondo il mare" del cartello delle bolognesi).
Rinforzare i legami di appartenenza tra gli individui, tra solidarietà e desiderio di un bene comune, in un mondo sull'orlo di una crisi ecologica e socio-politica epocale, non è utopia, ma il desiderio della vera e concreta applicazione di quanto postulato in quella Carta Costituzionale, costata tributi di sangue di tutti i militanti democratici ed antifascisti di ogni colore politico.
Foto di Valter Sambucini -
www.valtersambucini.it